Ordinanza di un tribunale belga contro Facebook

Illegale secondo i giudici tracciare gli utenti quando navigano fuori dal social

di Redazione 10/11/2015 SCIENZA E TECNOLOGIA
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Non è tutta rosa e fiori la vita di Facebook, soprattutto lontano dai comodi lidi statunitensi, dove bisogna dire che le sue attività sono lasciate libere di crescere e addentrarsi sempre più nella vita privata dei suoi utenti. Non evidentemente in altre zone se si vede come lunedì 9 novembre un tribunale del Belgio ha dato a Facebook 48 ore di tempo per interrompere la raccolta di informazioni sulle attività di alcuni utenti del web che pur non essendo iscritti al suo social network, ma che frequentando siti su cui sono disponibili il tasto “Mi piace” e altri servizi offerti da Facebook, sono monitorati dai software della società nata per iniziativa di alcuni studenti nell’Università di Harward nel 2004.

Se ciò non avverrà Facebook rischia una multa pecuniaria non da poco, circa 250 mila euro al giorno.

L’ordinanza si basa su alcune indagini svolte in Belgio nell’inverno scorso secondo cui si è scoperto che Facebook installa cookie in tutti i browser che visitano una delle sue pagine su Facebook.com o su uno dei siti che usano il tasto “Mi piace”, anche se l’utente in questione non è iscritto al social network o se iscritto ma in quel momento non ha fatto il login per farsi identificare da Facebook.

In tal senso le normative dell’Unione, molto più stringenti rispetto a quelle statunitensi, prevedono che ogni utente sia avvisato e dia il proprio consenso prima che un sito installi nel suo browser un cookie (come avviene quando per la prima volta visitiamo un sito e siamo avvertiti da  alcuni avvisi).

Tra le non sempre chiare regole per la privacy di Facebook si legge che possono essere raccolte “informazioni quando visiti o usi siti di terze parti e applicazioni che utilizzano i nostri servizi” e che i cookie sono utilizzati anche per gli utenti che non hanno un account, o che in quel momento non sono collegati a Facebook. Ciò sarebbe in netto disaccordo con le normative europee, su questo si basa l’ordinanza del tribunale belga,  che prevedono che agli utenti deve essere chiarmanete chiesto e immediatamente ad ogni visita in un sito se vogliono o meno essere tracciati da subito, in modo che la loro scelta sia consapevole.

 L’azienda con a capo Mark Zuckerberg ha annunciato ricorso contro l’ordinanza che al momento è valida solo entro i limiti territoriali del paese ma che non è esclusso possa avere ripercussioni sul resto della Ue

 

 


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